Il 19 settembre si è tenuto a Bormio un importante convegno nazionale di Psichiatria organizzato da Emi Bondi, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e da Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli Sacco di Milano.
Dal Congresso sono emersi i primi dati preliminari sugli effetti della pandemia. Si stima che ben il 42% degli italiani rischi di presentare sintomi di ansia, e che il 24% degli operatori sanitari che sono stati in prima linea durante il picco dell’epidemia stia facendo i conti con il sovraccarico emotivo di quei mesi manifestando quadri clinici riconducibili a sindromi ansiose.
Ma cos’è l’ansia? L’ansia è avvertita solitamente come una sensazione di attesa di qualcosa di indefinito e di spiacevole, una irrequietezza psichica non definibile con precisione.
L’ansia appartiene alla nostra esperienza di vita quotidiana e rappresenta un fondamentale meccanismo di allerta dell’organismo. Quando questa è adeguata alle caratteristiche oggettive delle varie situazioni come intensità e come durata, è utile per modulare la risposta agli stimoli esterni.
Ma quando i pensieri carichi di preoccupazione e lo stato ansioso sono continui possono divenire una condizione patologica.
L’ ansia è uno stato emotivo, penoso, sgradevole che deriva dall’attesa dolorosa di un danno indeterminato, imminente, che non si sa quando colpirà e se saremo in grado di affrontarlo. Una sua variante è il panico: l’attacco di panico è uno stato di ansia estrema, acuto, accompagnato da paura o terrore spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente, talvolta accompagnato da pensieri legati al morire.
La psicoterapia si è dimostrata un valido strumento per superare e risolvere i sintomi d’ansia. Grazie all’aiuto del terapeuta, il paziente, lungo gli intricati labirinti dei nostri pensieri più angosciosi, può apprendere come meglio affrontare e gestire l’ansia.